Improvvisando viaggi: Il Deserto della Tatacoa

Il bello di viaggiare soli è la libertà di decisione….sabato conobbi dei ragazzi perché un’amica mi portò a vedere un documentario qui a Bogotá. Lunedí, prendendo il caffé, il regista conosciuto qualche giorno prima, mi propose di andare con amici la mattina seguente qualche giorno nel deserto. Esplorare nuove terre con gente nuova in un paese nuovo. Perché mai avrei dovuto dire di no!

Cosí il martedí mattina ci siamo visti alla stazione di bus e, dopo varie contrattazioni per il prezzo, sono partita con un colombiano, 3 italiani, una spagnola e un’americana per il deserto. Dopo 5 ore di bus arriviamo in un villaggio disperso nel nulla (la prima volta che salgo della grande città in Colombia). Mangiamo e cominciamo a camminare per il villaggetto alla ricerca del fiume per poi prendere una lancia dove a ogni movimento sembrava dovessimo finire tutti allegramente in acqua. Arriviamo a un altro villaggio e prendiamo un motoraton fino al camping a mezz’ora da lí. E dico 1 perché i primi 4 sono arrivati a destinazione. All’altro motoraton è finita la benzina nel mezzo del deserto quindi il primo è dovuto andare a riprendere gli amici lasciati nel nulla…ma un’avventura è un’avventura qui nessuno si lamenta!

Arriviamo dopo tutto il giorno di viaggio, tra cambi di temperatura allucinanti, moscerini predatori e vari mezzi non identificati di trasporto. Le mie uniche attivitá serali furono: amaca, birra, piscina, birra, amaca, ukulele, cibo, birra, amaca. Cosa può volere di più una persona dalla vita dico io…

Il giorno dopo la mattina la dedicammo a vedere un deserto che cominciava giusto al lato de las cabañas dove alloggiavamo. Mai visto un deserto con vegetazione. Mai visto un deserto colombiano. Quindi tutto è lecito. Fu il secondo deserto a essere la meraviglia….terra sabbiosa e argilla (e vi assicuro che era argilla fresca perché ci siamo finiti tutti dentro….però è da riconoscere che è un ottimo protettore solare), cactus con frutti rosa, cactus isolati, gruppi di cactus e mini cactus assassini. È stato come un regalo poter camminare in questa valle desolata dove sei circondato da pace e silenzio. Sei tu con la natura. Uao.

Camminammo con la strada come punto di referenza. Cosí quando cominciò a scurirsi tornammo, più o meno con facilità (questo è un punto di vista), alla strada….e da lì, un’oretta di cammino nelle strade sterrate e senza nessuna illuminazione che non siano le stelle. Arrivando stanchi, stremati, affamati e soddisfatti mi regalai un momento di relax per una doccia all’aperto con il cielo più stellato che abbia mai visto (dove non mi ubico perché sono dall’altra parte del mondo) e tutto attorno a noi lampi e fulmini. Magico. Assolutamente, assurdamente affascinante. Fu un momento dove mi si riempí il cuore di gioia assoluta.

E per la serie “le avventure non finiscono mai” la notte diluviò. Ma diluviò in una maniera allucinante. Credo la tempesta più grande che abbia mai visto (si, in questo luogo tutto sembra estremizzato), cosí che il nostro passaggio per la mattina andò in fumo. Camminammo così 40 min nel fango fino ad arrivare a una furgo che ci avrebbe portato in città; peccato che la suddetta camionetta si fosse impantanata e non riuscisse a uscire dal fango…Fortuna che eravamo 7 tutti grandi, grossi e forti.

E dopo 1000 inconvenienti eccomi tornata a Bogotá, stanca, distrutta e al settimo cielo per le cose che capitano all’improvviso nella vita….carpe diem dovrebbe essere una religione, no un modo di dire.